Il porto sicuro, l’ormeggio protetto, l’unico luogo dove il gioco è allegria, emozione, onore. Benvenuti in Brasile. Cosi’ recita il sito Brasil Futebol. Il sorriso ha il colore verdeoro di Ronaldinho, simbolo di sport-allegria. In Italia ha il ghigno arrogante della Moggi Family, sorta di Compagnia delle Indie pallonara, usurpatori di sogni, di poesia e di vittoria. L’ipocrisia di un ambiente connivente, fatto di nani, ballerine, veline, pecorine, ha contribuito a cancellare il significato di gioco dalla denominazione federale. Il sorriso è pianto. La gioia, frustrazione. Cancelliamo tutto e ripartiamo dalle praterie del sogno, dagli eroi immacolati, i bambini. La magia del gioco, la qualità dell’attività motoria, il valore dell’educazione. Riki Sogliano fu chiarissimo. Ricostruiamo il Varese Calcio, ridiamo corpo ai sogni del popolo biancorosso, usurpati da una gestione scellerata. Ma ripartiamo dalla città, dalle proprie radici, da una casa madre come il Franco Ossola, scrigno di stagioni sportive da incanto. A.S.Varese 1910 non è solo una squadra di calcio. E’ un forziere costruito con sapienza, è una brigata allegra di amici-amanti dei colori biancorossi sbiaditi dal tempo e dall’inettitudine. Ogni pedina è al posto giusto. E poi i bambini. La linfa vitale, il carburante del sogno, la pietra su cui si fonda la Cattedrale biancorossa. Il Progetto Bimbo dell’A.S.Varese 1910 è scuola di vita. Il gioco come magia, sorriso, divertimento. Il Calcio come strumento educativo lontano anni luce dalle esasperazioni agonistiche di manovali dell’attività motoria che uccidono le aspettative dei piccoli atleti. E la scommessa di coinvolgere i bimbi della Scuola Materna. Piccoli, certo. Troppo piccoli per coloro che vogliono Campionati ad ogni costo. Ma esempio di gioia dello sport per chi, come la famiglia Sogliano, crede che il recupero della cultura sportiva debba partire da Peter Pan e dall’Isola Che Non C’è. Il campo in erba sintetica dello stadio Franco Ossola di Varese si trasformerà, da maggio, nel galeone di Capitan Red, nave educativa con mini equipaggio, pronto a salpare verso luoghi incantati di gioco, movimento, educazione. Osserviamo i bimbi quando giocano. Felicità, immaginazione, inventiva. Nel gioco realtà e fantasia si confondono influenzandosi. Il bambino impara a conoscere il proprio corpo in funzione dello spazio, del tempo, degli altri e delle regole. Nel gioco il bimbo non finge, non assume atteggiamenti falsi o viziati, ma si esprime nella sua realtà concreta, sviluppa la forma più elementare di intelligenza. L’esperienza motoria è educazione, se ben guidata è la base dell’apprendimento. La palla è il sussidio didattico più stimolante. Coordinazione, lateralità, agilità, destrezza. E poi i giochi di imitazione, di ruolo, di regole. Il campo dell’A.S.Varese 1910 diventerà la casa dei bimbi, familiare come il cortile di casa o la colorata aula dell’asilo. L’educatore non sarà allenatore, sarà amico, maestro, fratello maggiore. Il colore del sorriso, rappresentato dai bimbi della “cantera” biancorossa, scesi in campo a testimoniare che la rinascita parte dalla limpidezza del gioco, dal gusto di una corsa tra il verde del prato e l’azzurro del cielo, dal piacere di accarezzare un pallone. La palla, rotonda come il mondo, strumento indispensabile al divertimento. Il pallone, bucato dagli spigolosi affondi di gente senza scrupoli, riverita nei salotti del potere, anni luce lontana dal cuore dello sport, fantocci con cerchietto ed orecchino teleguidati dai Mangiafuoco del terzo millennio. I Bambini, il loro sguardo vivace, intenso, incantato, spazzerà via i cattivi maestri, dipingerà di gioia un semplice gesto, il gioco della palla. Per tornare a sorridere, come Ronaldinho.
MARCO CACCIANIGA-Scuola Caclcio A.S.Varese1910
Nessun commento:
Posta un commento