lunedì 20 agosto 2012

Cinquanta e più sfumature...

Troppo breve. Attendi, assapori, chiudi gli occhi, ascolti il mare e, come d’incanto, tutto finisce. Istantanee di una vacanza, la solitudine del crepuscolo a contatto della risacca, tornata preda dei gabbiani, senza umani. Solo il vento, i colori del dio negro Oxumarè, padrone dell’Arcobaleno e il desiderio di essere parte del popolo bahiano dei saveiros che veleggiano sui capelli di Yemanja. I sogni muoioni all’alba. Eccoci di nuovo sul pezzo, pronti ad una nuova stagione, tra genitori asfissianti, allenatori ululanti, piccoli dirigenti assetati di grandezza. Varia umanità, un piccolo mondo che, se vogliamo, è fotocopia della società. Ma ci sono loro, gli eroi buoni, i bambini. Impari tanto, impari tutto. Gli splendori e le miserie, partecipi alla festa della vita. Perché con i bambini biancorossi è sempre una festa. Ed il sintetico si trasforma in Senato Accademico dell’allegria.  Cosa resta del time out marino? Gli amici, la musica, le grigliate, le partitelle. E i libri. Già. Nel periodo estivo divoro letteralmente qualsivoglia tomo, testo, opera accuratamente catalogata, schedata durante l’inverno, pronta per dipingermi la vacanza. Non so voi, ma io odio leggere a spizzichi e bocconi, iniziare un libro e, vuoi per impegni e scarsezza di tempo, abbandonarlo e riprenderlo magari qualche giorno dopo. Ricordo pochissimo, fatico a penetrare i personaggi, la storia si annacqua, il romanzo vira a pettegolezzo. Si dicano di me le peggiori nefandezze, ma non si sostenga che passano più di due giorni prima che abbia terminato un romanzo. L’ombrellone è la mia dimora, il lettino la reggia, lo zainetto la Biblioteca Reale di Alessandria. Autori brasiliani, romanzi storici, biografie di uomini illustri. La mia vacanza è una flebo di parole, racconti, cronache, resoconti. Adoro le storie. Storie di Uomini, nazioni, maestri del pensiero, eroi che alimentano il sogno, pescatori romantici, pericolosi jagunços, vagabondi e cortigiane. Come sostiene il mio “papà” del pensiero Jorge Amado, una storia si racconta, non si spiega. Non sopporto l’intellighenzia un tanto al chilo, il libro di moda, la spocchia del so tutto io. E mi diverte osservare i coinquilini balneari a tempo determinato, immersi nelle loro letture, spesso consigliate da settimanali gossipari. E dalla personalissima classifica dei bagni Nettuno di Varigotti, emerge che il libro più gettonato è “50 sfumature di grigio-nero-rosso” (si, perché è una trilogia. Inizialmente, visti i colori, pensavo fosse la storia della squadra di calcio brasiliana del San Paolo) di E.L.James, scrittrice americana. Mi incuriosisce. In fondo, legioni di bagnanti pendono dalle pagine di quel libro e pare abbia venduto milioni di copie. Svelerà, di certo, chi è il vero assassino di JFK. Lo chiedo in prestito alla vicina di ombrellone. Mi bastano tre pagine. Il solito porno-soft intellettuale. Mi sento come Fantozzi quando dichiara cosa pensa del film “La Corazzata Potiemkin”. In quarta di copertina, testuale, “ciò che ogni donna vorrebbe”. Ora di cena, Chiara la Santa apparecchia la tavola. Mi lancio. “Ascolta Chiaretta – le chiedo – ma se io facessi come quello del libro che leggono in spiaggia, ti prendo, ti lego, ti attacco su come una caciotta, magari ti do anche qualche sberla, tu, visto che pare che ogni donna aneli a questo destino, saresti d’accordo?” I verdi occhi della regina del focolare mi trapassano come un dardo. “Vuoi che ti dica dove depositarti il cordame?” Basta la parola…
MARCO CACCIANIGA

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