mercoledì 29 agosto 2012

Verità e palloni sgonfi

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Stralcio del pensiero di un uomo di Calcio d’altri tempi, filosofia rischiosa ed affascinante con adepti-non temete, nessuna barba a punta, occhi inettati di sangue, cinture bombarole o artifizi simili-un po’ ovunque. E’ una norma di vita all’apparenza innocua, si presenta bene, sintassi precisa, parole al loro posto, concetto chiaro e lineare. Io aggiungo temeraria, imprudente, audace.  E pericolosa. Esistono, ahimè, menti che non hanno la capacità di riflettere autonomamente. Necessitano sempre di qualche aiutino, pensare con la propria testa è sforzo erculeo, difficile, serve il sostegno. Persino approfondire è fatica, fisica e mentale. E, come sempre, chi paga dazio è la Verità. Gli antichi la associavano  al vino, la Chiesa Cattolica sostiene che si manifesti in Dio, i matematici la contrappongono alla dimostrabilità-non tutto ciò che è vero è dimostrabile-, i poeti sostengono che risieda nei sogni. Esercizi di stile, troppa cultura… Torniamo con i piedi ben saldi al terreno! E diciamo-una volta per tutte- le cose come stanno. Poeti? Matematici? Santi e profeti? Un tubo! La verità soggiorna ben salda nel mondo del Calcio! Si accomoda sul divano, si stiracchia, produce fusa, mangia frutta, beve succhi tropicali. Scende dal piedestallo e, sensuale ed ammaliatrice, si insinua, prende possesso, sotto mentite spoglie, dei concetti, dei significati, delle opinioni. E’ duttile, si trasforma, si cela. E colpisce. Nulla è ciò che è. Modifica e deteriora le idee. Un punto di vista diventa l’unica cosa che conta. L’impegno, il sacrificio, la serietà si inquinano, mettercela tutta non è abbastanza. E poiché vincere a tutti i costi cozza con il concetto di onestà, si aprono scenari leciti ed illeciti, l’autostrada della menzogna-ecco un travestimento della verità-è sgombra di traffico e intasata dalle menti piccole. E i cervelli bonsai, anche nel numero di neuroni, sedotti dalle frasi ad effetto, si crogiolano nelle spire incantatrici dell’unica cosa che conta. Danneggiassero solo se stessi non sarebbe un problema. I babbei calcistici, purtroppo, calpestano i diritti dei più deboli. Sapete già dover si va a parare… Parlo dei bambini. Esisti se vinci. Ti premio se vinci. Sei educato ma non vinci? Conti zero. Ti impegni e rispetti le regole ma non vinci? Sei un dannato incapace. Grazie allo sport hai fortificato il carattere, socializzi meglio, sei un bimbo felice e accresci la tua autostima ma non vinci? Brucerai all’inferno. Le parole pesano, le frasi hanno un significato. Parliamoci chiaro, c’è un’unica cosa che conta. Anzi due. Passione e libertà. Passione di trovare soddisfazione in ciò che si compie e libertà di prendere a calci, gioia suprema, le teste sgonfie degli allocchi che non pensano, ma galleggiano nella melma della propria dabbenaggine.
MARCO CACCIANIGA

lunedì 20 agosto 2012

Cinquanta e più sfumature...

Troppo breve. Attendi, assapori, chiudi gli occhi, ascolti il mare e, come d’incanto, tutto finisce. Istantanee di una vacanza, la solitudine del crepuscolo a contatto della risacca, tornata preda dei gabbiani, senza umani. Solo il vento, i colori del dio negro Oxumarè, padrone dell’Arcobaleno e il desiderio di essere parte del popolo bahiano dei saveiros che veleggiano sui capelli di Yemanja. I sogni muoioni all’alba. Eccoci di nuovo sul pezzo, pronti ad una nuova stagione, tra genitori asfissianti, allenatori ululanti, piccoli dirigenti assetati di grandezza. Varia umanità, un piccolo mondo che, se vogliamo, è fotocopia della società. Ma ci sono loro, gli eroi buoni, i bambini. Impari tanto, impari tutto. Gli splendori e le miserie, partecipi alla festa della vita. Perché con i bambini biancorossi è sempre una festa. Ed il sintetico si trasforma in Senato Accademico dell’allegria.  Cosa resta del time out marino? Gli amici, la musica, le grigliate, le partitelle. E i libri. Già. Nel periodo estivo divoro letteralmente qualsivoglia tomo, testo, opera accuratamente catalogata, schedata durante l’inverno, pronta per dipingermi la vacanza. Non so voi, ma io odio leggere a spizzichi e bocconi, iniziare un libro e, vuoi per impegni e scarsezza di tempo, abbandonarlo e riprenderlo magari qualche giorno dopo. Ricordo pochissimo, fatico a penetrare i personaggi, la storia si annacqua, il romanzo vira a pettegolezzo. Si dicano di me le peggiori nefandezze, ma non si sostenga che passano più di due giorni prima che abbia terminato un romanzo. L’ombrellone è la mia dimora, il lettino la reggia, lo zainetto la Biblioteca Reale di Alessandria. Autori brasiliani, romanzi storici, biografie di uomini illustri. La mia vacanza è una flebo di parole, racconti, cronache, resoconti. Adoro le storie. Storie di Uomini, nazioni, maestri del pensiero, eroi che alimentano il sogno, pescatori romantici, pericolosi jagunços, vagabondi e cortigiane. Come sostiene il mio “papà” del pensiero Jorge Amado, una storia si racconta, non si spiega. Non sopporto l’intellighenzia un tanto al chilo, il libro di moda, la spocchia del so tutto io. E mi diverte osservare i coinquilini balneari a tempo determinato, immersi nelle loro letture, spesso consigliate da settimanali gossipari. E dalla personalissima classifica dei bagni Nettuno di Varigotti, emerge che il libro più gettonato è “50 sfumature di grigio-nero-rosso” (si, perché è una trilogia. Inizialmente, visti i colori, pensavo fosse la storia della squadra di calcio brasiliana del San Paolo) di E.L.James, scrittrice americana. Mi incuriosisce. In fondo, legioni di bagnanti pendono dalle pagine di quel libro e pare abbia venduto milioni di copie. Svelerà, di certo, chi è il vero assassino di JFK. Lo chiedo in prestito alla vicina di ombrellone. Mi bastano tre pagine. Il solito porno-soft intellettuale. Mi sento come Fantozzi quando dichiara cosa pensa del film “La Corazzata Potiemkin”. In quarta di copertina, testuale, “ciò che ogni donna vorrebbe”. Ora di cena, Chiara la Santa apparecchia la tavola. Mi lancio. “Ascolta Chiaretta – le chiedo – ma se io facessi come quello del libro che leggono in spiaggia, ti prendo, ti lego, ti attacco su come una caciotta, magari ti do anche qualche sberla, tu, visto che pare che ogni donna aneli a questo destino, saresti d’accordo?” I verdi occhi della regina del focolare mi trapassano come un dardo. “Vuoi che ti dica dove depositarti il cordame?” Basta la parola…
MARCO CACCIANIGA